Devo ammetterlo, sono pazza di Grace e Frankie!!!
Grace e Frankie è una serie Netflix che racconta, con intelligente ironia, la paura della solitudine, il desiderio di continuare ad innamorarsi, la capacità e la voglia di essere autonomi ed indipendenti di due anziane signore e del loro entourage familiare; portando così alla luce l’esigenza di chi invecchia, al giorno d’oggi: persone appassionate, piene di risorse e di desideri, attive, indipendenti e consapevoli.
Un articolo del Sole 24 ore di qualche anno fa spiegava le nuove abitudini di consumo televisivo con un titolo che recitava più o meno così: I millennials amano “abbuffarsi” di serie tv.
Nonostante io sia tutt’altro che una millennial, almeno per un fattore anagrafico; nonostante sia divisa tra gli impegni familiari e quelli di lavoro, sempre in viaggio tra un maneggio in Veneto e uno in Lombardia, quando trovo una serie tv spensierata e leggera, come questa, che mi faccia sorridere, divertire e al contempo riflettere, mi ci attacco, in un flusso di gaiezza, come trasportata dalla coda di un aquilone.
Non si è mai troppo vecchi per sollevarsi
Grace e Frankie sono due anziane signore di 70 anni che hanno dedicato, ciascuna con il proprio stile, la loro vita al lavoro e alle famiglie, che combatto con rabbia e sofferenza i propri limiti e non si arrendono semplicemente all’idea di essere “troppo vecchie”.
Queste due donne hanno un enorme vantaggio; avendo già assolto a tutti gli obblighi sociali (matrimonio, figli, lavoro) vivono nell’epoca del riscatto, disposte a correre anche dei rischi, pur di non rinunciare del tutto, a ciò che ancora dà senso e dignità alla propria vita.
Obbligate a scendere a compromessi con le proprie fragilità e paure, cercano le più disparate soluzioni per una qualità della vita che permetta loro di continuare ad essere le persone che sono sempre state e che vogliono continuare ad essere.
La questione è proprio questa: l’anzianità può essere l’età di una nuova consapevolezza? Può essere il terreno per sviluppare nuove risorse e obiettivi?
Frenkie e Grace ci offrono un modello davvero sfidante, molto lontano da quello della nonna dei libri per bambini con i capelli grigi, il bastone e lo chignon.
Questo modello mi riporta alla mente la mail lasciata da James Hillman qualche giorno prima di morire; letta ai tempi della mia formazione come Professional Coach.
“Sto morendo, ma non potrei essere più impegnato a vivere” James Hillman
Hillman racconta i momenti precedenti alla morte, in una sorta di sineddoche temporale, descrivendo un concetto applicabile alla vecchiaia, così come Frenkie e Grace ce la mostrano.
Quando sei nella parte finale della tua vita, quando hai percorso più anni di quanti probabilmente te ne restano davanti “C’è la fine dell’ambizione. La fine di ciò che si chiede a se stessi. E’ molto importante. Non si chiede più niente a se stessi. Si comincia a svuotarsi degli obblighi e dei vincoli, delle necessità che si pensavano importanti. E quando queste cose cominciano a sparire, resta un’enorme quantità di tempo. E poi scivola via anche il tempo. E si vive senza tempo.”
Lavori in corso
La vita non è altro che continuamente evolversi e Grace e Frankie sono due rivoluzionarie ristrutturartici della propria vita. Rimodellano il loro stile di vita, si adattano alle nuove situazioni, si rilanciano nel mondo del lavoro facendo della loro esperienza e creatività un’ opportunità, non di superare i propri limiti reali, ma di passarci attraverso.
Perché il loro concetto di “rise up” (legato all’ingegnosa invenzione di un water che permette agli anziani di sollevarsi facilmente) significa sollevarsi, sorgere ma anche insorgere, rompere gli schemi, ribellarsi a un sistema che vuole vederti obsoleto e finito.
Io stessa mi sento continuamente in “ristrutturazione” nella ricerca di una nuova pelle da indossare, nuovi interessi da coltivare, nuovi sogni e nuove ambizioni sulle quali costruire.
Ovviamente ho un ottimo modello, un insuperabile esempio di trasformazione ed evoluzione che mi ha insegnato cosa significhi risollevarsi. Le sarò eternamente grata per il bagaglio di cose che mi ha lasciato e che, con le sue rivoluzioni, continua ad aggiornare.
“Non esiste trasformazione senza fatica. Sappiamo di dover bruciare fino in fondo,
e poi sederci sulle ceneri di colei che un tempo pensavamo di essere e ricominciare da lì.”
Clarissa Pinkola Estés
Mi sono laureata in interior design nel 2001 e ho davvero lottato per avere l’opportunità di lavorare nell’azienda dei miei sogni. Ho campeggiato diversi giorni sullo zerbino dell’ufficio del rettore perché mi offrisse l’opportunità di fare uno stage professionale attraverso i suoi contatti anche se la collaborazione, tra la suddetta azienda e l’università, sarebbe iniziata l’anno successivo alla mia laurea. Avevo le energie, la voglia di arrivare, mi nutrivo di speranza e ho scavato, tipo martello pneumatico fino a quando la mia idea non si è concretizzata realmente.
Ho lavorato con passione ed entusiasmo per tanti anni mettendomi spesso in gioco e in discussione, sperimentandomi in diversi progetti e ruoli fino a quando la “trasformazione” aziendale mi ha condotto verso un vicolo cieco. Strada senza uscita. Fine delle opportunità.
Per qualche ragione a 42 anni sono diventata troppo vecchia; è tempo del rinnovamento, del #siamofattipercambiare.
Così, non priva di ferite, ho raccolto le idee e mio sono chiesta quali risorse potevo mettere in campo, quali idee potevo sviluppare, dove potevo orientare le mie energie, quali motivazioni mi avrebbero spinta in avanti, quali passioni mi avrebbero motivata.
E da questa lunga ricerca e introspezione, sono arrivata a scegliere i cavalli che già da tempo mi insegnavano come ritrovare me stessa, come contattare le mie risorse, come superare i mie limiti, riconoscere le mie paure. Ho deciso di studiare e poi di mettere al servizio le mie conoscenze e competenze e di offrire ad altri, quello che avevo ricevuto io: una nuova strada verso la consapevolezza.
Non c’è perdita se c‘è cambiamento
“Non c’è perdita nell’età che avanza. C’è solo cambiamento” Wilhelm Schmid
Le prime a fidarsi di me e del mio lavoro sono state delle donne straordinarie arrivate all’inizio di una ricerca personale, dopo la pensione. Tutte con un sogno nel cassetto.
Mi è sembrato straordinario che queste donne avessero ancora da desiderare, da immaginare e allo stesso tempo avessero ancora l’ardore di mettersi in discussione, la pazienza di modificarsi e che per farlo chiedessero il mio aiuto e quello dei cavalli.
E’ bellissimo vedere il sorriso nei loro occhi quando finalmente possono, con i cavalli, stare in uno spazio senza età e senza giudizio, allenando la loro convinzione, la loro assertività, la loro memoria, il loro entusiasmo e tutto ciò che desiderano, per continuare a “giocare” la partita della vita da protagoniste proprio come Grace e Frankie.
Loro mi insegnano che non c’è un età e un tempo per evolversi e trasformarsi, che ogni giorno è quello giusto per patteggiare con se stessi, alla ricerca di un rinnovato io, che sia pronto a considerare un nuovo progetto per il futuro.
Seduta metaforicamente al fianco di queste meravigliose donne, mi godo il panorama e mi domando: che cosa mi darà la forza di risollevarmi oggi?