Durante i viaggi in macchina con i miei ragazzi abbiamo spesso l’abitudine di usare la radio come un juke box, collegandola al telefono in modo che ciascuno possa scegliersi il proprio brano da Spotify. Potete immaginare cosa ci voglia a mettere d’accordo un range di età che va dagli 11 a i 52 anni?? Questa è la nostra soluzione che fa tutti contenti ed è un bel momento di condivisione.
Però loro sanno che sono una vera fan di Radio Deejay e a volte, se sono io a guidare, mi concedono, sopportando le troppe chiacchiere, di ascoltare i miei favoriti.
Recentemente abbiamo fatto un viaggio di un paio d’ore verso l’Oasi Equiluna per una giornata di formazione e Horse Trail a cui ho deciso di portarli perché è importante, che nella gestione dei cavalli e in vista dei nostri futuri progetti, tutti siano coinvolti in prima persona con una particolare attenzione alla propria crescita personale.
In macchina c’era un clima davvero eccitato per ciò che ci attendeva e all’uscita dell’autostrada, il buon Fabio Volo, mette una registrazione di una parte dell’intervento di Erri De Luca tenuto alla manifestazione “Il Cortile dei Gentili” a Firenze nel 2011.
Enrico De Luca, detto Erri, è uno scrittore, giornalista, poeta e traduttore italiano con una voce rigata di rughe, che immediatamente cattura l’attenzione e in auto, accade, in un istante, il silenzio.
“Il verso di una poeta, Marina Cvetaeva, dice:”Oltre l’attrazione terrestre esiste l’attrazione celeste“. Esiste, non è immagine poetica, ma una precisa osservazione naturale.
C’è una forza che preme dal basso verso l’alto a contrasto della gravità. La trovo nelle eruzioni, nelle maree, nelle correnti d’aria che risalgono pareti di montagne al sole. Sta nell’albero che cerca posto in alto, nella neve che evapora e ritorna nuvola.
Dice la leggenda che Newton fu folgorato dalla caduta di una mela. Se ne uscì con la legge di gravità. Ma esiste una forza opposta che sollevò la mela su quel ramo per via di linfa, clorofilla, luce. La terra vuol salire.” Erri De Luca
Non ricordo la canzone che ha seguito questo attimo in radio ma mi è sembrato di vedere un barlume di speranza negli occhi dei miei figli.
Non è mai troppo tardi per diventare ciò che si sarebbe potuto essere
Immaginate cosa sia il mondo oggi per un adolescente. Mio figlio Mattia che ha 14 anni, più degli altri tre, è terrorizzato dalle catastrofi naturali. I giovani sono consapevoli che ciò che stiamo facendo al pianeta è dannoso, che resta poco tempo per riparare e che quel terribile finale, raccontato nei film catastrofici non riguarda più le generazioni future ma riguarda proprio loro.
L’ultimo rapporto sul clima dell’Ipcc citato da Greta Thunberg nel suo intervento al senato, ci ha messo nelle orecchie un conto alla rovescia «mancano10 anni, 257 giorni e 13 ore al 2030; nel 2030 ci sarà una reazione a catena che potrebbe portare alla fine della civiltà umana»
Sapete quanto fa 14 anni più 10 anni, 257 giorni e 13 ore? Davvero troppo poco tempo. Meno di una vita.
I ragazzi hanno bisogno di sentire che anche noi esseri umani siamo soggetti a questa forza di attrazione celeste, anche noi siamo naturalmente soggetti alla spinta a crescere e migliorare per il nostro benessere e quello del pianeta.
A volte lo dimentichiamo o siamo troppo occupati in altro. Se fossimo capaci di impararla questa forza che innalza, potremmo noi stessi elevarci al di sopra della nostra condizione, che ci fa vedere i limiti e quasi mai gli orizzonti estesi…
Non si tratta solamente di fare azioni concrete a difesa del pianeta, del clima, del cambiamento globale ma bisogna invertire la marcia rispetto alla “forza” interiore da cui ci facciamo portare.
E per questo non è troppo tardi.
La natura ci ispira costantemente attraverso il geotropismo a ricercare la flessibilità che ci dovrebbe permettere di crescere nella direzione del benessere e della vita. Non è curioso come le piante, a dispetto dalla forza che ci tiene ben saldi attaccati al suolo, trovino il modo, attraverso il loro patrimonio genetico, di alzare nell’aria il fusto e le foglie indipendentemente dalla posizione nella quale i semi vanno a cadere nel terreno? Perché per noi dovrebbe essere diverso?
Flessibilità, plasticità, capacità di adattamento, conoscenza di se, consapevolezza del proprio patrimonio e della propria fragilità sono tra le capacità intrinseche che ci porteranno ad essere ciò che avremmo potuto essere: il meglio di noi stessi.
L’arte di essere fragili
Librarsi verso il cielo, facendosi trasportare dall’attrazione celeste ci da accesso alla dimensione del sogno, dello stupore, della meraviglia ci rende meno pesanti.
Cosa ci serve dunque per cambiare rotta, per non farci schiacciare dal terrore degli avvenimenti futuri, per essere resilienti di fronte alle difficoltà, per non cedere del tutto al peso della gravità nella sua duplice accezione? Lo sapete che gravità e grevità hanno la stessa radice etimologica? Ci serve essere forti e perfetti?
“Viviamo in un epoca in cui si è titolati a vivere solo se perfetti. Ogni insufficienza, ogni debolezza, ogni fragilità sembra bandita. Dalla terra degli sbagliati scampano temporaneamente quelli che mentono a se stessi costruendo corazze di perfezione, ma c’è un altro modo per mettersi in salvo, ed è costruire un’ altra terra, fecondissima, la terra di coloro che sanno essere fragili.(…) perché ciò che è sacro al principio è sempre fragile come il seme che nascondeva i rami forti e ampi all’ombra dei quali parliamo” Alessandro D’avenia
L’unica indicazione che mi sento di dare ai miei figli: amare la nostra fragilità, ascoltare la parte piccola che è dentro di noi, coltivare l’amore e l’entusiasmo per le cose semplici e belle che ci fanno elevare.
“Solo in cima all’entusiasmo l’essere umano vede il mondo esattamente. Dio ha creato il mondo nell’entusiasmo” (Marina Cvetaeva)
Coltiva l’entusiasmo
Siamo responsabili del nostro entusiasmo, di ricercarlo, coltivarlo e favorirlo. L’entusiasmo ha una forza creatrice, ci aiuta a cercare un cambiamento e a migliorare come persone, l’entusiasmo ci fa crescere e aumenta la nostra qualità di vita, l’entusiasmo è la nostra capacità di orientarci verso l’alto come la forza che spinge l’albero a crescere, il fuoco a sollevarsi e una corrente d’aria a risalire una parete montana.